La comunicazione come terreno di incontri e scontri

Noi facciamo comunicazione a tutto tondo e ci piace approfondire ogni aspetto di questo magnifico mondo. Per esempio, avete presente quando trovate quel collaboratore con cui entrate subito in sintonia? E la suocera che vi apprezza per come siete? Ecco, dimenticatevi questi scenari perchè oggi parliamo di provocazioni.

Avete mai parlato con persone così arroganti da sentire il sangue pulsare nelle tempie dalla rabbia? Queste persone fanno parte della vostra vita, per un motivo o per un altro? Quando qualcuno vi risponde male e non avete la risposta pronta vi autoflagellate pensando di essere deboli? (Risposta perfetta che arriverà, come ben sappiamo, solamente in doccia). Bene, se anche voi vi siete trovati in queste situazioni almeno una volta ho qualche consiglio da darvi.

L’autodifesa verbale

Qui entra in gioco il Piccolo manuale di autodifesa verbale. Per affrontare con sicurezza offese e provocazioni di Barbara Berckhan. Berckhan ha studiato pedagogia e psicologia per poi specializzarsi nel settore della comunicazione (PNL, Voice Dialogue, consulenza sistemica), tiene seminari nei quali si confronta con i partecipanti riguardo situazioni fastidiose che si creano in famiglia o sul posto di lavoro, in generale nella vita dell’individuo.

Con il tempo nota come in situazioni diverse ricorrano comportamenti simili che creano dei veri e propri pattern comunicativi. Grazie a questa intuizione elabora delle “controstrategie” che consistono in risposte standardizzate per non farsi più cogliere impreparati davanti a persone fastidiose. Le tecniche nascono anche dallo studio delle arti marziali e hanno l’obiettivo di mettere a proprio agio la persona attaccata, di non farla sentire impotente, ma neanche di aizzare liti furenti e ire funeste.

Vediamone qualcuna insieme.

Il silenzio

Il classico e intramontabile silenzio, ma non quello forzato perchè non si sa cosa dire o non si può rispondere. No, no. Il silenzio scelto, quello consapevole. Perché combattere provoca stress e lo stress ci fa male. Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità stress e cortisolo sono killer numero uno nei paesi industrializzati. Qua entra in gioco l’arte del non combattere: tacere è una controstrategia del tutto sottovalutata, eppure incredibilmente facile da applicare. Decidere di lasciare l’altro da solo con le sue parole, senza dargli la soddisfazione di rispondergli. Il silenzio intenzionale porta con sé una decisione importante: quella di non degnare della minima attenzione i commenti offensivi altrui. Rimanendo silenti si nota subito una novità, il commento fastidioso appare stupido se non viene preso in considerazione. Ovviamente con silenzio s’intende silenzio a tutti gli effetti, non vale mostrare il dito medio, né mettersi a brontolare fissando il pavimento e neanche procurarsi una bambolina vodoo e infilzarla con enormi spilli. L’efficacia del silenzio è che permette di tormentare la controparte molesta con un noioso nulla, non troverà appigli per continuare a infastidirci. Provare per credere.

Mai dai?!

Il silenzio non vi convince? Ok, allora cambiamo strategia, vediamo come ribattere con due sole sillabe. Il Ma dai?! è l’evoluzione del silenzio, comporta qualche suono, ma non esprime nessun concetto, è una semplice esclamazione di stupore. Non sottovalutatela però, nelle situazioni in cui eravate soliti cercare una risposta tagliente a una provocazione, oggi potete mettervi il cuore in pace e risolvere la situazione con due semplici sillabe. Questo perché ogni reazione irritata diventa per il provocatore un successo. Non importa quanto intelligente possa suonare la vostra risposta: nel momento in cui l’altro si accorge che il suo commento vi ha colpiti, si sente appagato.

Con un Ma dai?! potete stroncare praticamente ogni attacco verbale. A seguire un esempio

  • La critica indiretta: “Se fossi in lei mi darei un po’ più da fare. Se continua a perdere tempo in quel modo tra un po’ il capo la manderà a chiamare!”.
  • Risposta: “Ma dai?!”

Sbizzarritevi sulla scelta del commento bisillabico, in modo da non annoiarvi mai.
Una delle mie risposte preferite dopo Ma dai?! è Urca! ma anche Eh be’, Però! …insomma chi più ne ha più ne metta.

Cambiare discorso

Tutti noi abbiamo messo in pratica almeno una volta questa strategia, a volte consapevolmente altre volte meno, ma questa tecnica è antica quanto l’essere umano. In questo caso il principio è semplice: il vostro interlocutore ha fatto un commento irritante e voi vi mettete a parlare di tutt’altro. Un cambio discorso riuscito suona del tutto innocente e spontaneo, dà l’impressione che vi mettiate a parlare di quello che vi passa per la testa in quel momento. Alcuni spunti: la chiacchiera sul tempo atmosferico, un commento legato a un vostro hobby o se siete sul posto di lavoro un tema legato ad esso.
La comunicazione infatti è sempre una questione di inviti non di obblighi. Non raccogliendo gli attacchi dell’altro questi non può colpirvi. Se qualcuno vi dovesse chiedere se state cambiando argomento basta rispondere laconicamente “sì”, così senza aggiungere alcuna giustificazione.

Il nonsense

Questa è la tecnica più divertente e illuminante che Berckhan ci abbia regalato. Si basa sulla convinzione che se non puoi combatterli, confondili. Questa strategia è stata ispirata dai buffoni e dai giullari di corte, quegli eroi che potevano permettersi di fare opposizione aperta ai tiranni senza essere decapitati all’istante, insomma l’elogio all’insolenza.
Ma in cosa consiste questa controstrategia? Rispondete in modo totalmente strampalato, divertitevi a vedere il vostro avversario che cerca il senso logico di quello che avete appena detto (senza trovarlo), ad esempio citando un proverbio del tutto estraneo alla situazione in cui siete.

Un esempio:
il classico tizio “simpatico” che esclama “tipico delle donne!”. Non fatevi sedurre dalla possibilità di prenderlo a male parole, ecco un esempio di risposta: “Tipico delle donne dice? A tale proposito mi viene in mente: meglio un uovo oggi che una gallina domani.” E se non dovesse capire (cosa che ci auguriamo, altrimenti le considerazioni da fare sarebbero di altra natura) rincuoratelo dicendogli che anche voi ci avete messo un po’ a cogliere il significato e quindi anche lui ce la farà.

Uno degli aspetti positivi di questa strategia è che vi permette di divertirvi e contemporaneamente di ribellarvi senza scendere al livello dell’oppositore, anzi citando un proverbio guadagnerete una certa aurea di saggezza.

I rapporti nel team fluido

A noi piace molto lavorare con diversi professionisti perché si crea un ambiente dove ognuno porta le proprie capacità ed esperienze. Nel gruppo si punta a un obiettivo comune creando una grande occasione di crescita e non vogliamo di certo sprecare questa opportunità (soprattutto non vogliamo alzare il nostro livello di cortisolo 😉

Possiamo imparare da chi ha competenze diverse dalle nostre e noi portare il nostro valore al gruppo, ma possiamo anche affiancarci a persone del gruppo meno esperte e attraverso i nostri corsi di formazione, crescere tutti insieme.