Tra il dire e il fare

‘Basta Parole! Quello che voglio sono i fatti! Se avessi voluto solo parole mi sarei comprata un dizionario!’ È così che borbotta Mafalda, il personaggio simpaticissimo e spesso fuori luogo, inventato dal fumettista argentino Joaquín Salvador Lavado, detto Quino.
L’esigenza di Mafalda è chiara, alle parole è necessario affiancare azioni che le concretizzino.
Ma sono davvero i fatti a parlare più delle parole stesse?

Si dice ‘tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare’, ma è sempre ‘il fare’ l’azione più importante?
Non sempre. Ogni individuo approccia le proprie idee in modo diverso, chi attraverso il pensiero, chi attraverso azioni concrete. Tutti però, quando sotto pressione, tendiamo a prendere decisioni importanti in maniera sbrigativa. Scartiamo opzioni interessanti per paura di non avere il tempo necessario di dare loro vita. Corriamo il rischio di dare più valore al ‘fare’ seppur frettolosamente, e decidiamo di finalizzare fatti, senza che essi stessi abbiano una chiara e solida pianificazione alle spalle, la quale si può solo ed esclusivamente costruire, discutendone.

Quanto è importante comunicare a parole?
Lo è ancora molto, nonostante il sopravvento della tecnologia, in tutte le sue molteplici funzionalità comunicative, offra molti altri metodi di comunicazione. Al giorno d’oggi, gli impulsi provenienti da device tecnologici, e non solo, sono moltissimi ed è spesso complesso gestirli tutti allo stesso tempo. Per questo, ci abituiamo a comunicare in modo frazionato e veloce con più enti allo stesso momento, e inevitabilmente, utilizziamo metodi di comunicazione differenti tra loro, spesso non verbali. Prediligiamo la velocità invece della precisione.
La parola però, parlata o scritta, è in se ancora un mezzo in grado di offrire chiarezza nei confronti dei nostri pensieri ed idee, sia a noi stessi, che agli altri.

Idee e parole attraverso il pensiero di Sue Tompkins
L’artista e scrittrice inglese Sue Tompkins, la cui ricerca si sviluppa proprio attorno all’uso della parola come strumento di comunicazione in continuo mutamento, ci insegna che ci sono dozzine di modi diversi per esprimere la stessa idea. Secondo Tompkins, il miglior modo per fare si che le idee evolvano, è parlarne e verbalizzarle più volte, usando diverse terminologie e modi di dire rispetto la stessa cosa. Tompkins, offre una visione fondamentale da applicare al mondo della comunicazione. La capacità di riuscire a dare voce allo stesso pensiero da diversi punti di vista, crea una prospettiva poliedrica sull’idea stessa, facendola inesorabilmente mutare e crescere.

Conclusione
Tornando al borbottio iniziale di Mafalda, penso che sia giusto darle in parte ragione. Tutti abbiamo bisogno di concretizzare i nostri pensieri e farli diventare ‘fatti’. È però attraverso questo tipo di mentalità, che si tende a dimenticare l’importanza della discorsività verbale. È infatti altrettanto importante dare spazio all’immaginazione, parlando e discutendo di idee, sogni ed obiettivi, senza arrivare conclusioni affrettate. È proprio dando più valore al discorso, che si può vedere con più chiarezza l’obiettivo da raggiungere. Perché accontentarsi di un’idea quando, parlandone, si può addirittura superare l’idea stessa e renderla migliore e trasformarla in qualcosa di inaspettato? CTT apprezza e cerca la fluidità di espressione e di pensiero. Non abbiamo timore di investire tempo a parlare di progetti e sogni che spesso e volentieri sembrano irraggiungibili. Crediamo nella potenzialità di idee inusuali e valorizziamo la discussione di tali idee per creare nuove connessioni tra di esse, in modo tale da farle atterrare nel mondo reale come fatti concreti, in modi nuovi ed inaspettati.